Musica e spettacoli

PARTIRONO IN DUE.. DAL FOLK STUDIO ALLE FOLLE DEGLI STADI E DEI PALASPORT . L’AVVENTURA LUNGA UNA VITA DI DUE RAGAZZI ROMANI CHE CON LA LORO MUSICA HANNO ACCOMPAGNATO TRE GENERAZIONI DI ITALIANI. ANTONELLO VENDITTI, FRANCESCO DE GREGORI E IL LORO “GRAN FINALE” IL MEGA TOUR ITALIANO CHE RACCONTA I NOSTRI ULTIMI 50 ANNI. COMMENTI E IMMAGINI DAL CONCERTO DI BRESCIA.
di Francesco Cecconi
Da un paio d’anni due signori over 70 girano in lungo e in largo la penisola divertendosi e divertendo un pubblico variegato composto non solo dai tanti nostalgici e reduci degli anni dell’“impegno” ma anche di nuove leve che di quegli anni conoscono poco o nulla ma che apprezzano la poetica dei testi e la musica di Antonello Venditti e Francesco de Gregori.
“Gran finale”, questo è il nome del tour portato in scena dai due cantautori romani, chiude idealmente un ciclo iniziato oltre mezzo secolo fa con le comuni esperienze di amici-rivali al Folk studio e di “Theorius Campus” album prodotto a quattro mani “per risparmiare” ebbe a dire Venditti e registrato allo Studio 38 dell’Apollo di Roma. Non a caso i due artisti nel corso del concerto, in un collaudato siparietto, di quell’esperienza ricordano la nascita di “Dolce signora che bruci”, uno dei due brani dell’album eseguiti insieme, l’altro era “In mezzo alla città”, del suo fallimentare riscontro di pubblico al suo esordio, dovuto anche alla scelta di riprodurre in copertina un inquietante dipinto di John Everett Millais, chiosa scherzosamente Venditti e della sua successiva riscoperta.
“Gran finale” ha fatto registrare il sold out in tutte le tappe del tour compresa quella che ha toccato Brescia lo scorso 11 dicembre con la vasta arena del Brixia Forum gremita in ogni ordine di posti. Il concerto inizia con l’incipit di “Also sprach Zarathustra” utilizzato con vena ironica mentre i due salgono sul palco, mentre è “Bomba o non bomba”, metafora della parabola artistica dei due cantautori iniziata con “un pianoforte una chitarra e molta fantasia” oltre mezzo secolo fa, a rompere il ghiaccio. La canzone è del 1978 e venne inserita all’interno dell’album forse più bello prodotto da Venditti: “Sotto il segno dei pesci”. Molto più modestamente la nascita di “Bomba o non bomba” coincide con quella di Radio Hernica e i ricordi personali di chi scrive sono legati a questa canzone trasmessa moltissime volte durante le lunghe dirette mattutine di quell’anno. De Gregori invece esordisce con “La leva calcistica del ‘68” facendoci ripercorrere le ansie e le gioie di Nino che “più veloce del vento” segna il suo primo gol.

Nello show si rincorrono vicende personali e artistiche che inevitabilmente finiscono per intrecciarsi. E’ Venditti stesso a raccontare al suo pubblico della separazione, che all’epoca suscitò scalpore nel mondo dello spettacolo, da Simona Izzo, che ne determinò l’esilio milanese e il ritorno, dopo due anni, in una Roma animata dalle “estati” dell’assessore Nicolini (ricordato nel racconto), nella quale lui si sentiva però un corpo estraneo, come narrato in “Dimmelo tu cos’è” che descrive in modo ineguagliabile la tristezza e la solitudine del momento e in “Ci vorrebbe un amico” dedicata a Lucio Dalla l’amico vero che lo aiutò a superare quella difficile fase della sua vita. Non poteva quindi mancare nello show un commovente omaggio al cantautore bolognese, amico comune nella vita e partner artistico in occasioni memorabili come l’incisione di “Come fanno i marinai” e il tour “Banana Republic” del 1979 insieme a De Gregori. “Canzone”, eseguita da due amici per un terzo che non c’è più, è forse uno dei momenti più commoventi dello show, seguito a ruota da “La donna cannone” che ogni sei mesi, ci tiene a sottolinearlo, tra l’ironico e il compiaciuto De Gregori, gli fa arrivare un consistente bonifico dalla SIAE. Anche in questo caso più di qualche lacrimuccia e un “applauso del pubblico pagante” hanno sottolineato questo brano che personalmente avevo ascoltato dal vivo una sola volta, tanti anni fa, nell’italiano incerto ma con la voce straordinaria di Joan Baez che innamoratasi di questa canzone ne fece una delle sue hit.
UNA PANORAMICA DEL BRIXIA FORUM
A un certo punto dello show il riff di “Shine on your crazy diamond” introduce “Pablo” canzone antesignana di denuncia delle morti sul lavoro contenuta in “Rimmel” e non so se sia il segno dei tempi o le reinterpretazioni con le quali ama giocare De Gregori, ma un brano che ai tempi suscitava emozione e sana indignazione è stato accolto dal pubblico con una certa indifferenza e con un tiepido applauso di circostanza.
Lo show, tra canzoni, chiacchiere e intermezzi col pubblico (bello il momento di “Buonanotte fiorellino” quando il Brixia Forum si è trasformato in una immensa sala da ballo), è durato oltre due ore e mezza. “Rimmel” e “Generale” si sono alternate a “Notte prima degli esami” (cantata in coro dalla quasi totalità del pubblico presente) e “In questo mondo di ladri” (sempre attuale) senza dimenticare “Peppino”. I due cantautori vantano una produzione musicale vastissima e non sempre di facile ascolto, ma per questo tour hanno scelto di andare “sul sicuro” proponendo una scaletta di hits in grado di coinvolgere nostalgici e novizi che insieme, dopo un siparietto-lezione di solfeggio dei due artisti, a conclusione del concerto, hanno intonato a gran voce “Roma capoccia”.
Il merito della riuscita di questo show va ovviamente anche ai musicisti che hanno accompagnato Venditti e De Gregori in questo tour. Si tratta di musicisti ben collaudati che da anni collaborano separatamente coi due artisti e che sono stati riuniti in una unica band: Alessandro Canini (batteria), Danilo Cherni (tastiere), Carlo Gaudiello (piano), Primiano Di Biase (hammond), Fabio Pignatelli (basso), Amedeo Bianchi (sax), Paolo Giovenchi (chitarre), Alessandro Valle (pedal steel guitar e mandolino). Sul palco anche Fabiana Sirigu al violino e le coriste Laura Ugolini e Laura Marafioti. Il coordinamento musicale è a cura di Guido Guglielminetti e Alessandro Canini.