PER PRIMI VENNERO A CONOSCENZA DEL PATTO BERLINO-TOKYO. GRAZIE A LORO I GIAPPONESI FURONO SCONFITTI DAI SOVIETICI IN MONGOLIA. COMUNICARONO A STALIN L’IMMINENTE ATTACCO TEDESCO ALL’URSS MA NON VENNERO CREDUTI. L’INCREDIBILE STORIA DI RICHARD SORGE E MAX CLAUSEN, UN INTELLETTUALE E UN MARINAIO CHE PER ANNI SI FECERO BEFFE DEI SERVIZI SEGRETI GIAPPONESI.
di Francesco Cecconi
Richard Sorge è una delle spie più conosciute che hanno operato nel corso della seconda guerra mondiale. Di padre tedesco e madre russa visse la prima parte della sua esistenza una tranquilla vita borghese in Germania, ma al termine della prima guerra mondiale, dopo aver trascorso quattro anni in guerra, abbracciò l’ideologia comunista iscrivendosi al Partito Comunista Tedesco. Di intelletto brillante e di indole avventurosa, negli anni 20 accettò di lavorare per il Comintern per conto del quale allestì una vasta rete spionistica in Cina ottenendo ed inviando a Mosca una grande quantità di informazioni. Nella seconda metà degli anni trenta fu invece inviato in Giappone e, forte di una robusta copertura da parte dell’ignara ambasciata tedesca a Tokyo, infilò una serie di clamorosi successi spionistici riferendo delle trattative supersegrete per la costituenda alleanza tra Germania e Giappone, le manovre dell’esercito giapponese stanziato in Manciuria, che ne permise l’annientamento da parte dei sovietici nel corso di una guerra non dichiarata combattuta in Mongolia, la decisione dei giapponesi di attaccare nel sud Pacifico invece che in Siberia che consentì a sovietici di spostare importanti risorse militari nella regione di Stalingrado e, forse la più importante nonchè inascoltata notizia dell’imminente attacco a sorpresa tedesco all’URSS.
Alla fine, più per un caso fortuito che per reale lavoro di intelligence, la rete di Sorge fu scoperta e smantellata e il suo capo insieme al principale collaboratore giapponese, il giornalista Ozaki, segretamente comunista e ben introdotto negli ambienti governativi e militari nipponici, furono processati e condannati a morte. L’esecuzione della sentenza avvenne il 7 dicembre 1944 solo nove mesi prima della capitolazione del Giappone. Agli altri collaboratori della rete di spionaggio furono comminate ”solo” severe pene detentive e al termine della guerra vennero liberati dall’esercito americano. Tra essi c’era anche Max Christiansen Clausen altro membro attivo del Partito Comunista Tedesco che di Sorge era il radiotelegrafista e crittografo. Clausen era originario di Amburgo, principale porto delle Germania e proprio sul mare acquisì le sue vaste competenze di operatore radio che vennero perfezionate con un corso avanzato che gli venne fatto frequentare a Mosca prima di essere inviato in varie missioni. In una di esse, a Shangai, conobbe Sorge che successivamente lo volle con se a Tokyo come radio operatore. Clausen era anche un radiotecnico di prim’ordine in grado di montare e smontare un apparecchio ricetrasmittente in pochi minuti. Non appena arrivato a Tokyo impiegò circa tre mesi per reperire, senza dare nell’occhio, la componentistica necessaria per costruire il suo ricetrasmettitore. Alla base del cifrario usato, a quanto si sa mai decriptato, c’era un manuale tecnico in lingua tedesca utilizzato in trasmissione e in ricezione. Nella lontana Siberia, durante i primi 15 minuti di ogni ora, una stazione ricevente era costantemente in ascolto sulla frequenza assegnata e ritrasmetteva a Mosca i messaggi ricevuti. Come copertura della sua attività spionistica Clausen aveva avviato nei pressi di Tokyo una attività imprenditoriale che divenne anche economicamente redditizia. Per dare maggiore credibilità alla sua copertura Max Clausen si recò in Giappone con la moglie Anna insieme alla quale frequentava assiduamente la comunità tedesca in loco. Dopo lo smantellamento della rete di Sorge, Clausen sfuggi alla pena di morte inscenando un semi pentimento e se la cavò con una condanna all’ergastolo. Fu liberato all’arrivo degli americani a Tokyo. Prima che questi ultimo riuscissero a identificarlo come agente sovietico Clausen riuscì a riparare in Unione Sovietica, ma ben lungi dal ricevere onorificenze per la sua pericolosa attività spionistica venne invece sottoposto a una severa “damnatio memoriae” che colpì anche il defunto Richard Sorge di cui le autorità sovietiche negarono per anni anche la semplice esistenza.
Nel 1964 l’URSS finalmente diede il riconoscimento postumo a Sorge e alla sua attività nel periodo bellico e insignito dell’onorificenza di Eroe dell’Unione Sovietica. Nello stesso anno fonti giornalistiche della Repubblica Democratica Tedesca rivelarono che Max Clausen era ancora vivente e risiedeva con la moglie nella Germania Est. Anche lui, a distanza di anni ricevette diverse onorificenze della DDR tra le quali l’Ordine Karl Marx. I coniugi Clausen morirono a un anno di distanza l’uno dall’altra: Anna nel 1978 e Max nel 1979.