CELESTINO, FRANCESCO E LA PERDONANZA RTROVATA

VENERATO COME SANTO, NEGLETTO COME PONTEFICE. A SETTE SECOLI DALLA  MORTE  DI CELESTINO V LA CHIESA DI ROMA CHIUDE UN ALTRO IMBARAZZANTE CAPITOLO DEL SUO PASSATO.  LA PRESENZA DI PAPA FRANCESCO ALLA PERDONANZA N. 728 METTE FINE A UN LENTO PROCESSO DI RIAVVICINAMENTO DEL VATICANO ALLA FIGURA DEL PONTEFICE DEL “GRAN RIFIUTO”  CHE FU PUNITO IN VITA E IN MORTE PER LA SUA SPIRITUALITA’.

di Francesco Cecconi

Celestino V

Il 4 giugno 2022 la sala stampa della Santa Sede ha diffuso una notizia che ha del clamoroso: per la prima volta dopo 729 anni un Papa aprirà la porta santa della basilica aquilana di Santa Maria di Collemaggio partecipando alla “Perdonanza celestiniana”, il Giubileo ante litteram istituito dal Papa eremita durante il suo brevissimo pontificato iniziato il 29 agosto del 1294 e terminato con la sua rinuncia il 13 dicembre dello stesso anno.  Si compie cosi quel processo di riconciliazione da parte della  Chiesa “istiuzionale” in atto da lungo tempo, mentre la devozione popolare si è sempre riconoscuta in questa figura di Eremita-Papa-Santo.  Diverse sono le concause della damnatio memoriae subita da Celestino V. La principale ovviamente è l’idea di restituire alla Chiesa quel carattere universale di base che vede la gente comune protagonista di una religiosità genuina e solidale, mentre a livello di “immagine” il colpo mortale è stato inferto dai famosi versi della Commedia dantesca relativi al “gran rifiuto” che in molti hanno voluto vedere come diretto riferimento a Pietro da Morrone.

In realtà Celestino V è stato un precursore e come tanti suoi simili, prima e dopo di lui, ha pagato in prima persona il fatto di avere una visione del mondo e del genere umano ben al d là della mera gestione del potere spirituale inteso come controllo delle coscienze e finalizzato al consolidamento di quello temporale. La sua prigionia e la sua morte in quel di Fumone ad opera di Bonifacio VIII, ancorché in linea con gli usi e costumi del tempo, costituiscono episodi vergognosi della storia della Chiesa. La successiva canonizzazione, il cui processo era stato avviato dallo stesso Bonifacio VIII, avvenne per mano di Clemente V su sollecitazione di Filippo il Bello, ovviamente in funzione anti bonifaciana. Nella canonizzazione però non venne riconosciuto ne come pontefice ne come martire ma semplicemente come “confessore”. In definitiva la sua figura fu scomoda in vita e strumentalizzata dopo la morte.

La Basilica di Santa Maria di Collemaggio.

 

La storia ci rimanda quindi la figura di un grande mistico che si ritrovò suo malgrado al centro di ciniche lotte di potere nel momento di massima tensione tra il papato e gli Stati nazionali che si andavano affermando in Europa. La  “Perdonanza”, gelosamente custodita e tramandata dal popolo aquilano che, coraggiosamente non volle restituire la bolla di istituzione, che sarebbe stata certamente distrutta fisicamente, è il suo lascito maggiore. L’indulgenza plenaria è ancor oggi concessa “erga omnes e gratis” a coloro  che in stato di sincero pentimento  tra il 28 e il 29 agosto attraversano la porta santa di Collemaggio e quest’anno, dopo più di sette secoli,  con la presenza di Papa Francesco, il percorso di riconciliazione della Chiesa istituzionale con la figura di questo grande mistico può dirsi concluso. Ci voleva un Papa venuto dalla “fine del mondo” per compiere un passo cosi importante.

La celebrazione della Perdonanza.

 

IL LIBRO

 

Nel corso del 2022 lo storico aquilano Angelo De Nicola h dato alle stampe per i tipi “One group edizioni” un saggio intitolato “I Papi e Celestino V” che ha come sottotitolo “La Perdonanza da Bonifacio VIII a Francesco”. Questa l’interessante prefazione dell’autore:

I rapporti tra i Pontefici che si sono succeduti e Papa Celestino V, alla luce dell’analisi in questo volume, sono risultati intensissimi. E’ stata quasi un chiodo fisso, per i Papi, questa figura sia per “quella” rivoluzionaria Bolla del Perdono sia per “quelle” clamorose dimissioni.

L’impressione (su cui, chi scrive, sollecita il lettore a confrontarsi) è che Pietro del Morrone sia stato una sorta di ossessione per i Pontefici. E che, il famoso verso dantesco, quello che marchierebbe Celestino V di vigliaccheria, sia stato quasi un’“uscita di sicurezza” per molti, anche per la gran parte dei Papi, per cercare di mettere in un cantuccio colui il quale era riuscito a parlare alle coscienze. Colui per il quale «il Perdono è tutto» (“anticamera” di pace, di giustizia, di misericordia) e «il Potere è un servizio».

Le spoglie di Celestino V.

 

Ha ragione quel cocciuto di Antonio Grano: «Mi chiedo: ma perché tanto livore e tanto disprezzo, contro un uomo colpevole di non aver mai fatto male ad anima viva? Se Celestino V è così inutile, vacuo e insignificante (lo “scialbo fraticello abruzzese” di cui parlava Montanelli) perché tutti ne vogliono parlare?». Celestino V ha generato imbarazzo per l’essere stato così forte, unico, un gigante morale. Imbarazzo fino all’ostracismo, alla “damnatio memoriae”. Ma, Pietro del Morrone, per usare le parole di Papa Francesco, «ha avuto un senso fortissimo della misericordia di Dio, e del fatto che la misericordia di Dio rinnova il mondo». Tardiva, dopo oltre settecento anni, ma alla fine la “riabilitazione” è arrivata. E sarà certificata dal passaggio di Bergoglio sotto la Porta Santa della Basilica aquilana di Santa Maria di Collemaggio. Lì dove Celestino V ha concluso il cerchio della sua “rivoluzione” concedendo la Bolla del Perdono.

Il sì di Francesco all’invito a venire ad aprire la Porta Santa al mondo, in occasione della Perdonanza Celestiniana n. 728, è di per sè un altro “dono” agli aquilani che già beneficiarono dell’immenso regalo di Pietro del Morrone. Con quella “ricetta” del fraticello divenuto Pontefice, L’Aquila volò fino a diventare, di lì a solo un secolo, la seconda città del regno dopo Napoli, al centro di traffici commerciali e intellettuali, italiani ed europei. Con il gesto di Papa Francesco, oggi, la città che tredici anni fa venne distrutta e annientata da un terremoto, può far nuovamente cambiare a suo favore il corso della Storia.
Anzi, può contribuire a cambiare il Pil dell’intero Abruzzo.

L’Aquila, 26 maggio 2022

Angelo De Nicola