LUGLIO 1849. MUORE LA REPUBBLICA ROMANA E INIZIA IL LUNGO CAMMINO VERSO L’ITALIA DEMOCRATICA

Proclamazione della Repubblica Romana

 

1849: IL 4 LUGLIO LA REPUBBLICA ROMANA SI ARRENDE, IL 6 LUGLIO MUORE GOFFREDO MAMELI MENTRE MAZZINI E GARIBALDI SONO COSTRETTI ALLA FUGA. UN LIBRO DI MAURIZIO TONALI RACCONTA UNA STORIA DI INCREDIBILE RESISTENZA MILITARE E DEI PRIMI GERMOGLI DI DEMOCRAZIA NEL NOSTRO PAESE. 

di Francesco Cecconi

Nel 1849 le migliori menti e la migliore gioventù italiana si ritrovarono a Roma per difendere la neonata Repubblica Romana dall’aggressione dell’esercito francese giunto nel Lazio per riportare sul trono Pio IX. Papa Mastai-Ferretti era stato costretto alla fuga dopo aver rinnegato l’ azione politica liberale attuata immediatamente  dopo la sua elezione  avvenuta nel 1846.  Non si trattò di una semplice campagna militare ma anche di un esperimento politico in largo anticipo sui tempi che avrebbe  dato i suoi frutti solo un secolo dopo con la proclamazione della Repubblica Italiana. La campagna militare ebbe tra i suoi protagonisti Giuseppe Garibaldi che rientrato dalle Americhe, dove aveva combattuto per la Repubblica del Rio Grande contro l’Impero del Brasile,   si era posto al servizio della Repubblica Romana, tenendo in scacco, in molte occasioni, le truppe francesi e l’esercito napoletano di Ferdinando II di Borbone. Proprio contro il suo esercito, nel maggio di quell’anno,  Garibaldi ottenne due importanti vittorie nelle vicine Velletri e Palestrina. La città di Anagni costituiva un importante nodo strategico e logistico dell’esercito repubblicano e dopo queste due battaglie l’eroe dei due mondi vi risiedé insieme alle sue truppe per qualche settimana. Garibaldi abitava presso il Palazzo Giannuzzi e nella sua vasta produzione epistolare esistono almeno 3 lettere scritte da Anagni. In una il generale ringrazia le monache del Monastero della Carità per il sostegno ricevuto durante la sua permanenza. Diversi anagnini militarono nelle file repubblicane e Pietro Zappasodi, all’epoca anch’egli impegnato in difesa della Repubblica, li ricorda nel suo libro Anagni attraverso i secoli: “Giunto in Anagni accorsero ad ingrossare la fila della sua armata parecchi giovani Anagnini fra i quali il nobile Signor Diomede Giannuzzi, Vincenzo Giminiani, Luigi, Enrico ed Agostino Martinelli prodi e valenti giovani”.   Carlo Menenti, ricco mercante agricolo, pagò con l’esilio il  sostegno alla Repubblica Romana e a Garibaldi. Anni dopo, ad unità fatta, Giuseppe Garibaldi venne nominato Presidente Onorario del primo nucleo locale  della  Società Operaia di Mutuo Soccorso.

La battaglia del Gianicolo

 

Il triumvirato composto da Giuseppe Mazzini, Aurelio Saffi e Carlo Armellini costituiva il braccio politico e amministrativo della Repubblica che dotandosi di una Costituzione democratica  riconobbe ai cittadini, una serie di diritti civili impensabili sotto il governo del Papa Re. Contestualmente  venne indetta la prima consultazione elettorale a suffragio universale (anche se solo maschile). La Repubblica resisté fino al 4 luglio di quell’anno. Quel giorno, l’accanita resistenza dei difensori di Roma che aveva dato il meglio di se al Gianicolo e a Villa Pamphili  dovette cedere alla  superiorità numerica e logistica delle truppe francesi. Nel frattempo anche gli altri Stati cattolici si erano coalizzati contro la Repubblica Romana la cui esistenza costituiva una spina nel fianco delle monarchie assolute tornate al potere  dopo Restaurazione. L’esercito austriaco aveva attaccato da nord  la Romagna e le Marche e invaso il Granducato di Toscana, mentre da sud, sia pur con risultati disastrosi, la pressione era mantenuta dall’esercito dei Borbone. Il triumvirato fu costretto all’esilio, lo stesso Mazzini trascorse da esule il resto della propria esistenza, venendo a mancare, sotto falso nome, a Livorno, ospite della famiglia Nathan, nel 1872. Il giovane Goffredo Mameli, autore del “Canto degli italiani”, morì a causa della cancrena provocata dal suo ferimento in battaglia due giorni dopo la resa di Roma. Anche la fuga di Garibaldi attraverso le zone paludose della Romagna e la morte della moglie Anita è storia ben nota. Toccante l’ultimo proclama di Mazzini ai romani: “Voi avete dato battesimo di gloria e di consacrazione di sangue generoso alla nuova vita che albeggia all’Italia, vita collettiva, vita di popolo che vuol essere e che sarà. Voi avete, raccolti sotto il vessillo repubblicano, redento l’onore della Patria comune contaminata altrove dagli atti tristi, e scaduto per impotenza monarchica”.

La Costituzione democratica fu abrogata e per i cittadini romani, specie per le minoranze religiose come gli ebrei, ritornarono le antiche discriminazioni. Un secolo dopo la Carta del 1849 costituì la base sulla quale i Padri Costituenti redassero l’attuale Costituzione repubblicana.

PODCAST. MAURIZIO TONALI PRESENTA IL SUO LIBRO “ROMA 1849. L’ALBA DELLA NAZIONE”

La resistenza della Repubblica Romana fu epica e caratterizzata da incredibili atti di coraggio. “Da alcuni anni n certo revisionismo storico senza basi scientifiche o documentarie sta alimentando una campagna di ridimensionamento, se non proprio di odio, nei confronti di questi e degli altri  avvenimenti risorgimentali” ha sottolineato   lo storico Maurizio Tonali che nel corso di uno dei pomeriggi letterari organizzati dall’ISALM presso il giardino di Ousmane  ha presentato il suo libro “Roma 1849. L’alba della nazione” pubblicato da Carta Editore nel 1821. Vi invitiamo ad ascoltare e condividere il podcast con l’intervento dell’autore.