UNA CANZONE DEDICATA ALLA MAMMA DIVENTA UN BRANO DI RESISTENZA E DI SPERANZA. IL RAP IN SALSA UCRAINA DELLA KALUSH ORCHESTRA SBANCA L’EUROVISION SONG CONTEST DI TORINO E FA INFURIARE LA SANTA ALLEANZA ANTI OCCIDENTALE.
di Francesco Cecconi
Il voto popolare, come ampiamente previsto, ha ribaltato il giudizio tecnico della giuria dell’Eurovision song contest, assegnando la vittoria al gruppo ucraino “Kalush Orchestra” che ha presentato il brano “Stefania”, ispirato alla madre di Oleh Psjuk , rapper e frontman del gruppo formato nel 2019 insieme a Ihor Didenčuk (polistrumentista) e MC Kilimmen (producer). Kaluš, città dell’Ucraina occidentale dove Psijuk è nato, ha dato il nome alla band.
Il tema della “mamma”, per forza di cose estremamente popolare, ha sempre ispirato canzoni e composizioni di ogni genere. Quelle della band ucraina non è ne la migliore ne la peggiore tra le tante e anche la scelta di fondere il rap con melodie di evidente origine popolare non è di per se particolarmente originale. I versi tuttavia sono belli e coinvolgenti e costituiscono il punto di forza della composizione: “Mi cullava da piccolo, mi dava un ritmo / E non puoi togliere la forza di volontà in me, come l’ho presa io da lei / Penso che ne sapesse più di re Salomone / Troverò sempre la strada di casa, anche se tutte le strade sono distrutte / Non mi sveglierebbe nemmeno se fuori ci fosse un temporale / O se c’è stata una tempesta tra lei e la nonna / Si fidava di me più di tutti gli altri / Anche quando era stanca continuava a cullarmi. Ovviamente la la traduzione, pur evidenziandone il significato, non rende l’idea della metrica dei versi nella lingua originale.
Naturalmente il perdurante stato di guerra in Ucraina, ancora sotto attacco russo, particolarmente violento nelle regioni orientali, ha caricato la presenza della Kalush Orchestra al Contest canoro continentale di significati che vanno ben oltre la mera competizione musicale. Già prima dell’inizio della competizione in molti, a partire dal Presidente ucraino Zelensky, si erano spesi in una campagna pubblicitaria senza precedenti a favore del gruppo che partiva quindi col favore dei pronostici. Lo stesso frontman del gruppo aveva dato a questa partecipazione un chiaro connotato politico e patriottico: “Noi ci esibiamo a nome di ciascuno che è stato colpito dalla guerra e combatte per la pace. Grazie alla nostra musica possiamo portare il messaggio al grandissimo pubblico dell’Eurovision”. Alla fine, forse anche ben oltre le intenzioni della band, “Stefania” da semplice rap dedicato alla figura materna è diventato un inno alla resistenza ucraina determinandone la vittoria grazie al coinvolgimento, soprattutto emotivo, della platea continentale di pubblico che assisteva allo show, che per inciso, è stato davvero ben organizzato e condotto.
Le reazioni della Santa Alleanza anti occidentale che intruppa nostalgici del ventennio, orfani di Stalin, pacifisti no Putin o pro Putin, no vax e complottisti vari ed eventuali, non si sono fatte attendere. Le fantasiose lamentazioni riservate solitamente al tifo calcistico e ai rigori concessi o negati alla squadra del cuore sono stati questa volta riservati alla competizione canora. Il fatto che i bookmakers avessero dato per certa la vittoria della band ucraina per molti stata l’equivalente della “pistola fumante” trovata nelle mani dell’assassino, ma non pochi sono arrivati a definire scandaloso, politico ed emotivo il voto popolare che ha disatteso il parere della giuria tecnica. Ed è vero: il voto popolare è stato politico ed emotivo, mentre scandalosi sono i commenti di questa variegata truppa saccente e biliosa.