DAL TIFO NON SI GUARISCE. CONFESSIONI SEMISERIE DI UN INTERISTA DI RITORNO.

L’INTER HA VINTO LA COPPA ITALIA BATTENDO IN FINALE GLI ACERRIMI RIVALI DELLA JUVENTUS DOPO UNA PARTITA ALTALENANTE. DUE CALCI DI RIGORE ASSEGNATI AI NERAZZURRI HANNO PROVOCATO LO SDEGNO UNANIME DELLA TIFOSERIA BIANCONERA E IL RISVEGLIO DEI DISCUTIBILI ISTINTI CALCISTICO-BELLUINI DI UN EX TIFOSO.

di Francesco Cecconi

L’Inter campione d’Italia 1971

 

Premetto che non seguo più il calcio dal 1986, ma fino a quell’anno e dai tempi della Grande Inter di Moratti sono stato nerazzurro, in alcuni periodi in maniera talmente esagerata che osservandoli con la prospettiva dell’attuale disinteresse nei confronti di questo sport non posso negare di provare una punta di imbarazzo. Questo fino a stamattina, quando dai commenti apparsi in gran copia su FB ho appreso il risultato, e soprattutto letto i commenti, su una partita che nemmeno sapevo fosse in programma.

A quanto ho appreso attraverso le pervasive pagine dei social, ieri sera si è giocata la finale di Coppa Italia,  ai miei tempi considerato  trofeo minore, tra Inter e Juventus, il cosiddetto derby d’Italia, e che i nerazzurri hanno vinto 4-2 grazie a un paio di rigori di discutibile attribuzione, almeno a detta dei numerosi tifosi juventini, alcuni dei quali amici di vecchia data, che sono tra i miei contatti su FB.

So che è brutto ammetterlo e a una certa età certe cose si dovrebbero superare e dedicarsi ad altro piuttosto che al culto della Dea Eupalla, ma i commenti rosicanti dei tifosi juventini di questa mattina hanno risvegliato lontane sensazioni che credevo sopite per sempre ma che, evidentemente, si nascondevano negli anfratti dell’inconscio pronte a saltar fuori alla prima occasione favorevole.

A quanto pare l’oggetto del contendere riguarda fondamentalmente il fatto che la vittoria dei milanesi, ancorché immeritata, sia anche fraudolenta, a causa delle discutibili massime punizioni loro assegnate da un arbitro complice di un complotto ordito ai danni dei bianconeri. Il fatto poi che alla Juventus sia sempre stato sistematicamente attribuito egual comportamento non ha che peggiorato il senso di frustrazione della più consistente tifoseria d’Italia che si è abbandonata alle più pittoresche ed originali lamentazioni. Così, in prima battuta, mi è ritornata in mente la celebre frase di Winston Churchill: “Gli italiani perdono le partite di calcio come se fossero guerre e perdono le guerre come se fossero partite di calcio”, poi mi sono detto: “ma tutto sommato, ben gli sta a questi” e mi è anche venuto da ridere!

E nel prosieguo della mattinata, dalla colazione al bar in poi,  credo di aver perso i freni inibitori che mi tenevano lontano dal cimento calcistico, inteso come verbale ovviamente e siccome la materia prima, ovvero i tifosi bianconeri, non scarseggia di certo, credo di aver dato un ben empio spettacolo di cinismo calcistico da poltrona arrivando a rivangare il “Paron” Nereo Rocco che al classico augurio con fair play di inizio gara “Che vinca il migliore” rispose con un fulminante “Ciò, speremo de no” . Arrivando a casa confesso anche di essermela goduta con gli Higlights della partita. Sarà grave o è solo una ricaduta occasionale ? Non saprei dirvelo, di sicuro il tifo, quello sportivo, è come certe malattie virali vere, sono li, nascoste da qualche parte per anni, poi all’improvviso ti provocano un febbrone di quelli fortissimi, per dirla con Nick Hornby una “Fever Pitch” o “Febbre a 90°”.

La foto che accompagna il commento è un poster pubblicato dal “Corriere dello Sport” nel 1972 con l’Inter campione d’Italia guidata da Gianni Invernizzi. Il poster è rimasto giacente in un cassetto, incollato a un supporto di cartone, da allora.  I nerazzurri avevano vinto il campionato l’anno precedente. Fu l’ultimo colpo di coda di ciò che rimaneva della Grande Inter di Moratti. Dopo quel successo arrivò un lungo periodo di buio calcistico. Nel maggio di quell’anno l’Inter riuscì ad arrivare in maniera rocambolesca alla finale di Coppa dei Campioni dove incontrò l’Ajax di un tale Johann Cruyff. 2-0 per loro, senza appello, ma all’epoca, lo confesso, anche io andai avanti per settimane con il complotto, l’arbitro, ecc. tra gli sfottò di Juventini e Milanisti ai quali non pareva vero di approfittare di questa ghiotta occasione.