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ALESSANDRO IV, IL MAESTRO IGNOTO E L’ULTIMA CENA. I TESORI DI SAN PIETRO IN VINEIS

 

L’ultima cena è forse l’episodio più conosciuto del nuovo testamento. L’annuncio del prossimo tradimento di Giuda e l’istituzione dell’Eucaristia sono i due momenti clou della cena sulla cui interpretazione si dibatte da un paio di millenni. L’episodio si presta in modo perfetto alla rappresentazione iconografica e i più grandi pittori di ogni epoca vi si sono cimentati. Il Cenacolo o Ultima cena di Leonardo da Vinci, realizzato alla fine del 1400 presso il convento di Santa Maria delle Grazie in Milano. ne è l’esempio più conosciuto. Quasi tre secoli prima  un ignoto maestro si era cimentato in un’opera  altrettanto complessa presso un edificio forse meno conosciuto, ma non per questo meno importante dell’Italia centrale: la chiesa di San Pietro in Vineis ubicata  in mezzo ai campi, poco al di fuori delle antiche mura che circondano Anagni. L’ultima cena è solo uno degli episodi del ciclo di affreschi che abbellisce il complesso monastico e in contrasto con l’iconografia dei secoli successivi Gesù non si trova al centro della scena ma a sinistra come capotavola.  Il nome dell’artista è e rimarrà sconosciuto ma non ci sono dubbi sul committente: Rinaldo dei Conti di Segni, Papa Alessandro IV, nato ad Anagni nel 1199 e che da neo eletto pontefice vuole in questo modo onorare le consorelle di Santa Chiara, quelle Clarisse alle quali ha donato la chiesa dedicata all’apostolo San Pietro e le sue pertinenze, dopo aver canonizzato nella cattedrale cittadina la fondatrice dell’Ordine.

Le vicende di questo plesso religioso seguono di pari passo quelle della città. Nella seconda metà del 1500 una serie di drammatici episodi bellici, tra i quali il cannoneggiamento da parte dell’esercito spagnolo, costringono le clarisse ad abbandonare il sito e nel 1575, per meglio garantire la loro sicurezza, vengono trasferite all’interno delle mura cittadine e vanno a occupare  la chiesa di Santa Chiara dove risiedono tutt’ora. Il plesso passa sotto la giurisdizione dei frati Cappuccini fino al 1873 quando con la soppressione degli ordini religiosi l’intero complesso viene espropriato.  Segue un periodo di abbandono e decadenza fino al 1926 quando ciò che rimane della chiesa e delle sue pertinenze viene incorporato nel nuovo convitto Nazionale “Principe di Piemonte” progettato dall’architetto Alberto Calza Bini. Il progetto pur cambiando per sempre la natura del territorio circostante consente di salvare una parte consistente dell’antica struttura e del suo inestimabile ciclo pittorico.

La possibilità di visitare la chiesa di San Pietro in Vineis costituisce sempre un evento straordinario. Chiesa e affreschi non sono aperti al pubblico e solo in occasioni particolari la dirigenza del convitto concede questa possibilità. L’apertura del 2015, quando il sito fu inserito nell’itinerario delle giornate del FAI, richiamò un gran numero di visitatori che ebbero modo di apprezzare il ciclo pittorico del XIII secolo fortunatamente arrivato fino a noi nonostante il lungo periodo di incuria e disinteresse.  Oggi pomeriggio le porte di questa antica chiesa si sono nuovamente aperte al pubblico nel corso di uno degli eventi legati alla mostra “Regula non bullata 1221-2021” in corso, a cura delle Suore Cistercensi, presso il palazzo di Bonifacio VIII.

Dopo il controllo dei green pass un gruppo di circa 50 persone, molte delle quali giunte da fuori Anagni, si è incamminato sulla ripida scalinata della chiesa seguendo le spiegazioni del prof. Tommaso Cecilia che ha raccontato le vicende del sito e illustrato le caratteristiche della chiesa e del ciclo di affreschi disposto lungo una parete di 12 metri che oltre all’ultima cena  raffigura anche gli altri episodi  della passione di Cristo: l’entrata in Gerusalemme,  la lavanda dei piedi, la cattura, la flagellazione, il giudizio davanti a Pilato, la deposizione nella tomba e la missione degli apostoli.

Nella parte inferiore del ciclo una scena particolarmente drammatica è costituita dalla rappresentazione della stigmatizzazione di San Francesco dove l’intervento divino che provoca le stimmate sul corpo del santo viene rappresentato con dei raggi rossi provenienti dall’alto che richiamano alla mente dei raggi laser o altre diavolerie tecnologiche che sanno di fantascienza. Altre figure identificate nel ciclo pittorico sono i santi Aurelia, Benedetto e Scolastica.

Per molti degli anagnini presenti è stata la prima occasione di visitare e conoscere da vicino questo pregevole ciclo pittorico per il quale sarebbe opportuno iniziare un percorso di valorizzazione e conoscenza, anche al di fuori del mondo degli addetti ai lavori, cosi come si sta facendo per la cripta della cattedrale.