Settembre è il mese fatale per i Papi che nel medio evo elessero Anagni come propria residenza. I fatti del 7-9 settembre 1303 conosciuti come “Lo schiaffo di Anagni” sono ben noti e ad essi è dedicata l’annuale rievocazione in costume che nel corso degli anni è diventata una bella tradizione della nostra città. Non meno importanti però sono le vicende dell’estate del 1159 che si conclusero il primo settembre con la morte in Anagni di Adriano IV, l’unico prelato inglese finora salito al soglio pontificio, la cui vita sembra tratta da un romanzo d’avventura.
Bedmond è un piccolo borgo nei pressi di Abbot’s Langley nel distretto dei “Tre fiumi” che a sua volta fa parte della contea dell’Hertfordshire. Qualche anno dopo il 1100, probabilmente in un castello della zona, viene alla luce Nicholas Breakspear. Il padre, Robert, è un povero ecclesiastico proveniente da Bath e non ha molti mezzi per mantenere suo figlio. Si affida cosi ai monaci dell’importante monastero di St. Albans, l’antica Verulamium, una delle città più importanti della Britannia romana. I frati non vogliono che il figlio del loro confratello risieda all’interno della loro comunità, procrastinano sine die l’inizio della sua formazione e la sua esistenza è tutt’altro che felice. Il ragazzo però è dotato di intelligenza e brillante oratoria, lascia St. Alban e la Britannia e si reca a studiare a Parigi dove le sue doti gli consentono una rapida ascesa nella carriera ecclesiastica e nel 1135 lo ritroviamo abate della canonica agostiniana di S. Rufo in Avignone. Non ha un carattere facile e questo insieme alle sue idee riformatrici lo mette in contrasto con gli altri confratelli. Nel 1149 parte di nuovo e si reca a Roma dove l’incontro con Papa Eugenio III cambia per sempre la sua vita. Il pontefice apprezza molto le qualità intellettuali di quel prelato venuto dalle isole britanniche e nemmeno un anno dopo Nicholas viene nominato cardinale-vescovo della Diocesi di Albano. Il figlio reietto di un oscuro ecclesiastico della lontana Britannia è diventato un principe della chiesa. Anche Anastasio IV il successore di Eugenio III lo apprezza, si fida di lui e lo invia nel Nord Europa a organizzare le diocesi di quella regione. Svolge questa missione con grande abilità e diplomazia e nel 1154, alla morte di Anastasio IV, il collegio cardinalizio con una elezione lampo lo nomina Papa. Nicholas assume in nome di Adriano IV, è lui il 169° pontefice della storia della chiesa.
Non è un periodo facile per il nuovo pontefice perché sul fronte internazionale deve confrontarsi con l’imperatore di Germania Federico I “Barbarossa” e il re normanno Guglielmo I di Sicilia, mentre all’interno le istanze repubblicane della società civile di Roma rappresentate dal brillante frate riformatore Arnaldo da Brescia mettono seriamente in discussione il potere temporale del Papa. La spaccatura all’interno dei possedimenti pontifici è drammatica, molte città si schierano a favore del nuovo ordine repubblicano, altre, tra le quali Anagni, rimangono fedeli al Papa che in fuga da Roma vi cerca rifugio. La fazione repubblicana chiede aiuto a Guglielmo I di Sicilia che mette a ferro e fuoco Frosinone e le zone vicine, salvo poi ritirarsi per evitare lo scontro con le forze imperiali. Conscio della propria debolezza Adriano IV gioca le sue carte con spregiudicata abilità. Si allea col Barbarossa e lo investe ufficialmente come imperatore nel 1155 facendosi consegnare in cambio Arnaldo da Brescia che viene giustiziato come eretico. Il corpo del frate riformatore bresciano viene bruciato e le ceneri disperse nel Tevere. La popolazione romana insorge e resiste oltre l’immaginabile alla repressione delle truppe tedesche al seguito dell’imperatore. Alla fine l’insurrezione viene domata ma l’esercito dell’imperatore non ne esce benissimo, Barbarossa e Adriano IV non si fidano di ciò che potrà accadere e abbandonano la città.
In questa fase della contesa gli interessi di Adriano IV e Federico Barbarossa coincidono, ma questa alleanza non è destinata a durare. Nel 1158 Federico Barbarossa chiede aiuto ai Romani nel suo assedio alla città di Milano e come ricostruisce Pietro Zappasodi “Il prefetto di Roma chiamò a raccolta le milizie del distretto e a forma delle antiche consuetudini che la obbligavano, anche Anagni dové mandare i suoi figlioli”. Dopo alcuni mesi di assedio Milano si arrende ma i tempi sono già maturi per un nuovo cambio di campo.
L’estate del 1159 è particolarmente calda e la Città di Roma è un luogo tutt’altro che salubre in questo periodo dell’anno. Chi può lascia la città per le zone collinari del Lazio dove le buone condizioni climatiche rendono la vita più confortevole. Una delle destinazioni estive preferite dai pontefici e dall’intera corte papale è Anagni che grazie alla sua vicinanza a Roma e alla sua posizione collinare è il luogo ideale per trascorrere la stagione calda. Nel luogo che per secoli ha ospitato l’acropoli troneggia ora la nuova cattedrale che nel giro di qualche decennio è diventata un centro di potere dove transitano e si incontrano i personaggi più influenti dell’epoca. I papi sono una presenza consueta nella città e non suscita particolare attenzione il fatto che anche in quell’estate torrida il Papa e la sua corte risiedano in città. Adriano IV però non si riposa, i dossier da affrontare sono tanti: tenere a bada la nobiltà senza il cui appoggio è impossibile avere il controllo del territorio, assegnare prebende, infliggere ammonizioni, mediare tra i molteplici interessi ecclesiastici locali e soprattutto tenere a bada l’Hohenstaufen, quel Federico Barbarossa che proprio non vuol saperne di sottomettere la sua autorità a quella del Papa. Dal 2 giugno fino al 31 agosto del 1159 pubblica 15 bolle e il cronista di Fossanova afferma che in quel periodo fosse stato anche indetto e celebrato un sinodo. Ma l’avvenimento davvero importante di questa torrida estate è un altro. Adriano IV ha capito di non aver forze sufficienti per contrastare l’imperatore e dopo che ha represso con il suo appoggio le velleità autonomistiche e repubblicane dei romani ha deciso di giocare con non poca spregiudicatezza la carta dell’indipendentismo dei Comuni dell’Italia settentrionale, molti dei quali aspirano a sottrarsi al controllo dell’impero. Il 9 agosto i delegati delle città di Milano, Brescia, Cremona e Piacenza giungono ad Anagni e iniziano una serrata sessione di trattative che portano al “Pactum anagninum”. Due figure di grande rilievo assistono Adriano IV nel negoziato: il Cardinale Giovanni Conti che ben conosce il Barbarossa avendo già ricoperto la carica di legato pontificio presso la sua corte e il Cardinale Rolando Bandinelli che di li a pochi giorni diventerà il nuovo Pontefice.
Il 19 agosto, giorno di San Magno, i termini del patto vengono approvati. I Comuni lombardi si impegnano a non far pace e non sottoscrivere trattati con l’imperatore senza il consenso del Papa. E’ il primo tentativo di unire i destini dei liberi comuni dell’Italia Settentrionale per sottrarli al controllo del Sacro Romano Impero. A questi patti ne seguiranno altri fino ad arrivare all’alleanza che gli storici ricordano come “Lega lombarda”. Tra i lombardi c’è anche Giacomo Lombardo (Iacopo) da Iseo delegato per la città di Brescia “peritissimo nell’arte muraria ch’era allora in gran fiore in Lombardia” e si approfitta della presenza di questa blasonata archistar del tempo per commissionargli il progetto di un palazzo civico che, terminato dopo cinque anni di lavori, diventerà la sede dell’amministrazione civile e giudiziaria della città.
Si profila anche una scomunica per l’Imperatore ma non sarà Adriano ad emanarla. Il compito viene assolto l’anno successivo, sempre da Anagni, da Alessandro III. Mentre in questo complicato gioco politico tutti i tasselli sembrano posizionarsi secondo le aspettative del Papa venuto dalla Britannia e dei suoi consiglieri, il destino è in agguato. Il pomeriggio del 30 agosto fa ancora molto caldo ma il Papa ha voglia di una camminata e seguito dalla sua scorta si avvia per le strade limitrofe alla città. Ritorna nella canonica dove risiede, è accaldato e ha sete. Quello che accade subito dopo lo lasciamo alle parole di Pietro Zappasodi: “tormentato dalla sete, volle bere avidamente dall’acqua fredda, ed essendo in sudore, quella bevanda gli cagionò una terribile angina a sedare la quale essendo tornati vani i rimedi dell’arte medica, ne avvenne che la mattina del primo settembre dové soccombere, terminando di vivere fra le braccia del suo fido cancelliere Rolando Bandinelli”. Altri collocano invece il teatro del suo fatale malore presso la fontana della Noce, mentre negli ultimi anni va prendendo piede l’ipotesi di una gravissima forma di tonsillite. Una leggenda, che in quanto tale è dura a morire, parla invece di un soffocamento causato da una mosca ingoiata mentre beveva vino.
Il 4 settembre, dopo un rapido concistoro, Rolando Bandinelli viene eletto Papa e assume il nome di Alessandro III. La politica nei confronti del Barbarossa non cambia e il contrasto tra papato e Sacro romano impero è sempre più forte. Quell’Italia cosi sfuggente e complicata è il chiodo fisso di Federico I Hohenstaufen che torna più volte nella penisola cercando di prenderne stabilmente il controllo, almeno fino al 1179, quando con la inaspettata sconfitta di Legnano gli scenari geopolitici italiani cambiano definitivamente dando origine a quella che viene ricordata come l’Italia dei Comuni.