Frank Sinatra nei panni di un ufficiale tedesco guarda verso la cinepresa imbracciando con sguardo truce un fucile mitragliatore, dietro di lui a qualche metro di distanza, abbandonato sui primi gradini di una scala di cemento, c’è il corpo di una donna in plastica posizione post mortem cinematografica. Le hanno appena sparato mentre tentava di fuggire da un treno fermo per rifornimento e il sangue, non troppo, come si conviene a una manieristica convenzione cinematografica, risalta su una candida camicia bianca. Il personaggio del film si chiama Gabriella e fa parte della schiera dei “cattivi” visto che è l’amante italiana di un ufficiale tedesco, anche lui fatto fuori nella stessa scena. Possiamo immaginare la delusione degli spettatori dell’epoca per vedersi privati, più o meno a metà film, della presenza sensuale e seducente di una giovanissima e lanciatissima Raffaella Carrà, uccisa a pochi metri dalla stazione ferroviaria di Anagni, dove è stata girata questa drammatica scena.
L’attrice che da li a qualche anno, grazie a una serie di fortunati programmi televisivi, sarebbe diventata la “Raffaella nazionale”, era già un nome noto nell’ambiente cinematografico nazionale e nel 1965 il regista Mark Robson dovendo girare un film di guerra ambientato in Italia le affidò la parte di Gabriella. La Carrà che allora aveva 22 anni si trovò a recitare accanto a nomi di prima grandezza dello star system internazionale come Frank Sinatra, Trevor Howard, William Berger e Edward Mulhare. Nel film era presente anche Adolfo Celi che interpretava il Maggiore Battaglia e che quello stesso anno sarebbe stato “promosso” a capo della Spectre in “007 Operazione tuono” accanto a Sean Connery, mentre al grande Sergio Fantoni venne affidata la parte del capitano Oriani.
Il titolo originale del film é “Von Ryan’s Express” distribuito in Italia col titolo “Il colonnello Von Ryan” e narra le vicende di una rocambolesca fuga in treno di un gruppo di soldati alleati fatti prigionieri dagli italiani e internati in un campo di prigionia dell’Italia Meridionale. Treno e cinematografia sono sempre andati a braccetto già a partire dal primo cortometraggio dei fratelli Lumiere sull’arrivo in stazione di un convoglio ferroviario. I film, alcuni indimenticabili, le cui vicende si intrecciano su una strada ferrata, sono tanti e “Il colonnello Von Ryan” si inserisce in questo filone. Il ristretto spazio di un treno costituisce un microcosmo nel quale si condensano vizi e virtù delle persone. Dentro un vagone ferroviario non puoi nascondere chi sei veramente e alla fine grandezza e meschinità vengono sempre svelati.
L’elemento paesaggistico è fondamentale nei film “ferroviari”, i panorami che fanno da proscenio all’azione mutano continuamente e danno dinamicità alla storia raccontata. L’espresso del colonnello Ryan percorre l’Italia da sud a nord mostrando luoghi a noi familiari. Alcune scene sono state girate a Gaeta, altre a Pratica di Mare, immancabile la panoramica dei monumenti romani seguita da un pernottamento dei soldati in fuga presso le imponenti rovine di Villa Adriana a Tivoli. In alcuni fotogrammi del film c’è anche una veduta della città di Ceprano.
A un certo punto del suo lungo percorso il treno del colonnello Ryan travestito da tedesco deve fermarsi per un rifornimento e il luogo scelto per le riprese è la zona adiacente alla stazione ferroviaria di Anagni. Dal cavalcavia che sovrasta la strada ferrata un gruppo di persone, forse comparse locali, assiste alle operazioni di rifornimento, insultando quelli che credono soldati tedeschi e un ragazzo lancia un sasso contro il treno. Per sua fortuna non sono veri soldati tedeschi, Frank The Voice lo guarda e ovviamente non reagisce. A Raffaella Carrà/Grabriella e al suo amante tedesco invece le cose non vanno bene. Approfittando della sosta cercano di scappare ma vengono uccisi tutti e due. Tra le varie scene girate sul posto si vede anche il passaggio di un convoglio tedesco sul ponte. Visto che il film è del 1965 non rischiamo di fare un indebito spoiler dicendo che il colonnello Ryan viene a sua volta ucciso, quasi alla fine del film, quando la salvezza attraverso il confine svizzero è a un passo. Nella vita reale Frank Sinatra “The voice” ci ha lasciati nel 1998, mentre Raffaella Carrà poco più di un mese fa.