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DOCUMENTI, LO STATUTO DELLA SOCIETA’ OPERAIA

 

Ispirate alle figure di Giuseppe Mazzini e Aurelio Saffi le Società Operaie di Mutuo Soccorso costituirono una emanazione importante della componente repubblicana e democratica del nostro periodo risorgimentale e cercarono di sopperire, ancor prima delle analoghe organizzazioni di ispirazione socialista, alla quasi totale assenza dello Stato nella tutela dei lavoratori, in particolare di coloro che per malattia o incidente, rimanevano disoccupati. La fondazione della sezione anagnina della SOMS risale al 1872, quindi due anni dopo il compimento dell’unità nazionale ed ebbe Giuseppe Garibaldi come suo primo presidente onorario. Il sodalizio è ancora presente nella nostra città e il prossimo anno festeggerà i suoi 150 anni di presenza sul territorio. Proprio in questi giorni siamo venuti in possesso di due interessanti documenti a testimonianza della presenza della SOMS nella nostra città. Il primo è un opuscolo stampato nel 1915 presso la tipografia di Oreste Natalia, attiva fino agli anni 80 del secolo scorso in Via Vittorio Emanuele all’altezza della “Veduta”, contenente lo “Statuto Organico” del sodalizio e un volantino stampato, rinvenuto al suo interno, non datato, ma il cui contenuto fa pensare alla metà degli anni 50, visto che cita il neo costituito Mercato Comune Europeo. Documenti di grande interesse che restituiscono una immagine interessante del periodo nel quale vennero redatti.

L’opuscolo, composto di venti pagine con copertina semi rigida, illustra in 86 articoli e 9 titoli le finalità e le modalità di adesione all’associazione. Requisiti essenziali per l’ammissione alla SOMS erano “esercitare un mestiere, un’arte, una professione od un’industria” essere incensurati e di essere di “sana e robusta costituzione”. La domanda dei postulanti doveva essere avallata da almeno due soci, si doveva sostenere un colloquio con i componenti del Consiglio di Amministrazione che decideva a maggioranza l’ammissione. L’età minima per l’ammissione era di 15 anni e fino al compimento del ventunesimo anno si era esentati dal versamento delle quote sociali il cui ammontare aumentava con l’età. Si partiva da una lira per i più giovani fino ad arrivare a dodici lire per i soci più anziani. Il Consiglio di Amministrazione era composto dal presidente, dal suo vice e da nove consiglieri eletti dall’assemblea dei soci e con un mandato di tre anni. Sei soci componevano la Deputazione ai sussidi e mensilmente visitavano nelle loro abitazioni i soci malati. Il sussidio al socio veniva emesso solo dopo che il deputato di turno avesse vidimato il certificato di malattia. La terza domenica di  Gennaio, ricorrendo la festa commemorativa della sua istituzione, la SOMS estraeva a sorte, tra le figlie dei soci in regola con il versamento delle quote sociali, una dote di 50 lire per il matrimonio. In questa occasione la sorteggiata doveva produrre oltre al certificato di matrimonio rilasciato dallo Stato Civile anche quello di moralità rilasciato dal sindaco. In caso di decesso dell’interessata la somma doveva essere restituita alla Società. Il regolamento per l’estrazione della dote era pubblicato a margine degli articoli di statuto e delle disposizioni transitorie.

Anche il volantino rinvenuto all’interno dell’opuscolo costituisce una interessante testimonianza d’epoca visto che ripercorre alcuni momenti importante della vita dell’associazione. Nel volantino si racconta come, fin dalla fondazione del sodalizio, nel 1872, la SOMS abbia avuto a cuore anche l’aspetto della formazione culturale dei soci, costituendo grazie a una serie di finanziamenti privati e donazioni, una piccola biblioteca in grado di soddisfare le richieste dei 200 soci. Le cose andarono bene fino al 1932 quando i fascisti nella loro opera di assimilazione delle associazioni presenti nel territorio misero le mani anche sulla sede della sezione anagnina della SOMS. Nel volantino si racconta che “Tutto è andato bene fino al 1932, quando cioè i dirigenti del fascio pretendevano lo scioglimento della nostra società per impadronirsi della nostra sede. Omettiamo di raccontare tutti i particolari della lotta sostenuta per evitare lo scioglimento [….] ma per quieto vivere dovemmo tuttavia acconsentire ad ospitare il dopolavoro. Alla fine dell’ultimo conflitto, potemmo finalmente rientrare in possesso della nostra sede, ma della biblioteca non trovammo più nemmeno i modesti scaffali”.

Dopo queste premesse nel volantino si legge che la SOMS non aveva le risorse necessarie per ricostituire una biblioteca da destinare principalmente alla formazione culturale degli anagnini destinati ad emigrare nei Paesi del nuovo Mercato Comune Europeo perché “è più che mai indispensabile che tutti coloro che desiderano emigrare siano provvisti ognuno almeno di una minima cultura generale che consenta loro di sapersi disimpegnare per vivere insieme a collettività straniere, di varie razze, di diversi costumi, di diverse lingue e religione”. Prima di chiudere definitivamente le porte a questo progetto il sodalizio rivolgeva un appello alle autorità, agli editori, ai librai e ai singoli cittadini in grado di farlo, di contribuire con donazioni in libri e denaro alla costituzione di questa biblioteca. Chissà se alla fine questo progetto venne  realizzato ? Di certo anche la nostra città nel corso degli anni 50 fu interessata da un forte fenomeno di emigrazione verso la Francia, il nord Europa e Americhe.  Leggere questi documenti è una specie di viaggio nel tempo che consente di rileggere e collocare anche in chiave locale i grandi avvenimenti del secolo scorso e trarne, se vogliamo, seri insegnamenti per il presente e per il futuro.

 

 

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